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App e dati personali: cosa succede quando installiamo le app

2 Giugno 2020 - Tempo di lettura: 4 minuti

L’uso della tecnologia e dei servizi in app è aumentato esponenzialmente durante questi ultimi mesi a causa del lockdown e molto probabilmente ci affideremo ad un’app anche per cercare di contenere possibili spostamenti di positivi. Al di là delle polemiche scatenate da queste app di tracciamento, le quali si rivelano più sicure di molte altre, affidandosi al Bluetooth, è bene cercare di capire cosa succede quando installiamo un’app e dove vanno i nostri dati personali.

Ve ne sarete accorti, ogni volta che scaricate un’app questa vi chiede una serie di autorizzazioni e l’accesso a varie funzioni del vostro dispositivo. Un esempio? Facebook richiede l’accesso a fotocamera, posizione, contatti, messaggi e calendario, tra le tante. Siamo soliti concedere queste autorizzazioni senza pensarci due volte ma in realtà molte di queste non sono realmente necessarie a far funzionare le app. Se i dati raccolti attraverso queste autorizzazioni – ad esempio la posizioni rivela a Maps e dunque a Google i vostri spostamenti – sono utilizzati poi per suggerimenti pubblicitari, ci sono altre app che raccolgono i dati per poi venderli a terze parti. Una ricerca dell'Università di Oxford ha rivelato che oltre il 90% delle app su Play Store è impostato per tracciare e trasmettere informazioni a Google.

La tanto discussa app Immuni invece, così come altre app – compreso quella che dovrebbero sviluppare Apple e Google insieme – non si basano su GPS o dati inviati dall’utente ma funzionano attraverso il Bluetooth, inviando codici ID anonimi e crittografati, che verranno generati quando il nostro dispositivo entra in contatto con un altro smartphone con l’app. Questi dati verranno archiviati in locale e solo se una persona risulterà poi positiva verrà inviata una notifica a tutti coloro che sono entrati in contatto (ma rimanendo sempre anonimi). Sorprende lo stesso i risultati raccolti da un sondaggio condotto da ExpressVPN, dal quale risulta che il 75% degli americani è convinto che le app di tracciamento rubino i dati ma il 45% è comunque disposto a cedere per salvaguardare la salute. Eppure siamo disposti a cedere questi dati per usufruire di moltissimi servizi senza nemmeno battere ciglio.

Certo, la soluzione non è smettere di utilizzare del tutto queste app ma iniziare ad adottare misure di sicurezza per tutelare la nostra privacy e i nostri dati personali. Ad esempio possiamo leggere bene recensioni e caratteristiche tecniche delle app, bloccare determinate autorizzazioni non utili al funzionamento, ma anche iniziare ad utilizzare degli strumenti per proteggerci: installare un adblocker, usare delle connessioni sicure come le VPN, e utilizzare sempre le versioni ufficiali delle app o degli store.

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