Web, Giornalismo e Pitruzzella
1 Gennaio 2017 - Tempo di lettura: 4 minuti
È aperta ormai già da qualche giorno, la battaglia mediatica che vede sul campo il Web, la libertà di giornalismo e Giovanni Pitruzzella (Presidente dell’Antitrust).
Come scopo principale di questa battaglia c’è la proposta di istituire un organismo o un network di organismi (come è stato definito) a livello statale e poi europeo, che faccia da controllore e quindi garante dei contenuti che circolano tramite la tecnologia Web.
Per Spcnet.eu tutto questo significa ridefinire il Web, o meglio smembrarlo dalla sua natura.
Come riporta RAINews, il motivo di questa proposta è da ricercare alla presenza o meno in Rete di notizie false, bufale e altri contenuti poco seri e certificati:
Noi di Spcnet.eu siamo un’organizzazione scientifica e di tecnologia, quindi tutto questo ci sembra a dir poco insensato, anzi pericoloso. O meglio, l’idea e il concetto sarebbe anche giusto, tutti utilizziamo filtri antiSpam nelle nostre quotidiane azioni, ma non rapportato alla politica, allo Stato o addirittura all’Europa, perchè il confine di tutto questo, con la censura è veramente strettissimo anzi invisibile.
Il 2017 dovrebbe essere il campo di battaglia più acceso di questa guerra, anche per via di una serie di avvenimenti che presupporranno l’utilizzo intensivo della Rete (elezioni politiche, campagna elettorale…), nel corso del quale infatti avremmo un riscontro preciso di cosa succederà.
Tutti (in Europa) durante l’anno e a cadenza quinquiennale soprattutto, parliamo tanto e ci vantiamo tanto nel mese di agosto per i vari compleanni del Web, per la prima pagina Web pubblicata in Italia del 1991, ma dietro queste considerazioni la politica non può entrare con tanta invadenza del mondo della Scienza e della Tecnologia, che sono state necessarie per avere, nel 1991, tale pagina web e tali strumenti ancora oggi indispensabili per tutto il mondo.
Ovviamente ci affidiamo alla memoria storica (più recente) che dovrebbe insegnare tante cose, riferendoci alla Cina.
Nella Repubblica Cinese Internet non è come lo immaginiamo noi, è un mondo governato interamente dalla politica, sotto precise regole stabilite da pochi e i contenuti sono tutti filtrati dallo Stato.
Esiste un solo social network che si chiama WeChat, all’interno del quale i cinesi vivono la propria quotidianeità, leggendo notizie sicure, parlando in conversazioni che vengono controllate e scrivendo contenuti che qualcuno ogni giorno conserva e verifica.
WeChat è interamente controllata, pubblicizzata e manipolata dallo Stato.
Ecco questo non è Web. Questo è solo comunicazione mediatica di massa unilaterale.
La storia cinese dovrebbe aprire gli occhi a tutti gli internauti di tutto il mondo che vogliono che il Web esista ancora oggi.
Spcnet.eu crederà sempre e comunque che qualsiasi proposta, accolta o respinta, non riuscirà in ogni caso a governare una tecnologia così pura e multidirezionale. Se un tribunale bloccherà un social network, ne nasceranno sicuramente altri venti che offriranno servizi sempre migliori e sempre più liberi.
Inoltre vogliamo credere che l’Europa e l’Italia, nel nostro caso, non penseranno che sia necessario un tribunale speciale, per governare verità o falsità dei contenuti al quale ogni giorno siamo sottoposti. Vogliamo pensare che i politici e i nostri governatori si fidino ancora delle nostre menti, della nostra intelligenza, che è alla base della natura del Web.
Per mezzo di questa intelligenza si deve scindere cosa è vero e cosa è falso, cosa è giornalismo e cosa è bufala. Non per mezzo di un’Ente che lo stabilisce al posto nostro, al posto del singolo cittadino.
Chi ama il Web crederà sempre che non saremo mai tutti cinesi, perchè il Web stesso, per fortuna, se lo vogliamo davvero, ce lo consentirà sempre.